Parlare e crescere con i bambini
A cura della dottoressa Lucilla Zordanazzo
Si afferma spesso che la lettura di libri ai bambini favorisca lo sviluppo e l’affinamento delle abilità linguistiche. È sicuramente vero, ma come si legge un libro a un bambino? La domanda è meno scontata di quanto possa sembrare, e per sfruttare al meglio le potenzialità della lettura sarebbe ottimale condividere una serie di pratiche che favoriranno il coinvolgimento attivo del piccolo, che deve rimanere il vero protagonista dell’attività.
La lettura condivisa e dialogica dei libri è un prezioso strumento di “crescita” linguistica per tutti: sia per i bambini che presentano uno sviluppo “tipico” del linguaggio, sia per i cosiddetti “parlatori tardivi”. In questo caso, se intorno ai 2 anni i genitori sospettano che i propri figli abbiano delle difficoltà nell’acquisizione del linguaggio, è opportuno rivolgersi a uno specialista, per poter procedere a una valutazione accurata, poiché è ormai inconfutabile l’importanza di un intervento precoce nei casi di ritardo del linguaggio, poiché consente di mitigarne notevolmente le conseguenze e di prevenire le difficoltà dell’apprendimento della lettura e della scrittura.
Dalla nascita ai tre anni
Durante i primi tre anni di vita i bambini maturano in genere ottime abilità di comprensione linguistica. Dai 9 ai 12 mesi, mostrano una forte attrazione per le espressioni del volto, il tono della voce, i gesti degli adulti, e comunicano a loro volta usando tutto il corpo, in particolare lo sguardo, il viso e le mani, con cui producono gesti, spesso accompagnati da vocalizzi (ad esempio indicano per chiedere qualcosa). Tra i 12 e i 16 mesi, i bambini si esprimono soprattutto attraverso gesti il cui significato è condiviso con gli adulti e rimane costante nelle diverse situazioni (fanno “no” con la testa per rifiutare, o portano la mano all’orecchio per dire “telefonare”).
Nel secondo anno di vita le capacità espressive dei bambini aumentano notevolmente: il loro vocabolario si amplia e mettono in sequenza due o tre parole per formare brevi frasi. A 2 anni le produzioni infantili sono ancora semplici concatenazioni di parole, spesso comprensibili solo ai familiari. Verso i 3 anni, invece, le frasi acquisiscono una struttura più definita, sono ben articolate dal punto di vista sintattico e complete (hanno articoli, pronomi, preposizioni e avverbi; gli accordi sono rispettati). Anche grazie al ricco repertorio di suoni padroneggiato, dunque, le produzioni diventano comprensibili a tutti.
Gli scambi sono la base essenziale
Lo sviluppo del linguaggio sembra un processo rapido e semplice. Ci si può domandare, però, quanto tale acquisizione dipenda dall’ambiente linguistico in cui ogni bambino è immerso. Oggi si ritiene che l’“input linguistico”, ossia le stimolazioni ricevute, abbia un peso determinante. Fin dai primi mesi, infatti, è possibile osservare come i bambini siano attratti dagli “scambi conversazionali” con i genitori, nei quali vengono frequentemente coinvolti. Quando poi i bambini iniziano a parlare, i genitori sostengono lo sviluppo delle competenze verbali dei figli usando un linguaggio particolare, caratterizzato da un’intonazione di voce esagerata, un vocabolario legato all’esperienza concreta dei piccoli, frasi molto semplificate e gesti che corrispondono alle parole, in modo da offrire un messaggio il più chiaro possibile.
Quando mancano gli stimoli
Durante tutta la crescita dei figli, i genitori continuano a modulare l’input in funzione delle peculiarità del linguaggio infantile, creando un ambiente linguistico adatto alle capacità dei bambini. La rilevanza di questo aspetto è evidente soprattutto nelle condizioni in cui si ha una significativa riduzione dell’input linguistico. Un esempio drammatico è rappresentato dalle osservazioni di bambini che erano stati accolti molto piccoli in orfanotrofi, e per un tempo superiore ai sei mesi: l’impossibilità di avere una relazione assidua e privilegiata con figure adulte di riferimento aveva fatto sì che manifestassero in età prescolare e scolare disturbi nello sviluppo cognitivo e linguistico.
Un altro esempio, meno drammatico ma molto attuale, viene dall’esposizione prolungata ai dispositivi elettronici durante i primi anni di vita, che spesso determina una significativa riduzione delle opportunità di interazione quotidiana con gli adulti di riferimento, portando a un rallentamento delle capacità comunicativo-linguistiche.
Il dialogo tra adulti e bambini
I bambini che fin da piccoli partecipano a scambi quotidiani con i genitori, quindi, hanno un vocabolario più ampio e uno sviluppo linguistico.
È interessante precisare che ciò che conta non è tanto la quantità di parole, quanto il modello linguistico (morfologia e sintassi) e soprattutto l’alternanza dei turni di parola, che si basano sulla capacità dell’adulto di assecondare gli interessi e le modalità proposte dal bambino, mantenendo con persistenza l’atto comunicativo condiviso. Per avere una idea quantitativa, si può iniziare a contare quanti scambi avvengono in una conversazione abituale e da lì fare in modo che il dialogo si allunghi; un livello atteso intorno ai tre anni può essere quello dei 4-5 scambi.
Le ricerche dimostrano gli effetti misurabili della lettura ad alta voce: nello specifico un soggetto legge ed altri ascoltano. Tale liturgia meravigliosa ha mostrato risultati importanti in una varietà di dimensioni: comprensione, potenziamento del vocabolario, attenzione, memoria o empatia… Qualche esempio: in una ricerca del 2021 si mostra come un intervento intensivo di lettura ad alta voce quotidiana, a seguito di formazione dei genitori, è in grado di implementare il vocabolario dei bambini entro i 3 anni. In una ricerca del 2015 si evidenzia che a seguito di un training di lettura ad alta voce di tre settimane, le abilità sociali ed emotive dei bambini tra i 3 e i 5 anni sono migliorate significativamente. Molto interessante, infine, lo studio condotto nel 2016 in Francia, dove nel passaggio tra scuola dell’infanzia e primaria, per 5 mesi, con due sessioni di lettura settimanale, si è misurato un notevole miglioramento sui livelli di empatia, riconoscimento delle emozioni e capacità di comunicazione.